Oltre Finanza

Tuesday, January 16, 2007

Sguardo rivolto agli USA


Il FMI pronostica una crescita mondiale del 4,9%. Dalla domanda Usa dipende il 16,5% delle importazioni mondiali di merci e il 12,2% di quelle di servizi

Gli Stati Uniti condizioneranno buona parte dell’economia nel 2007: la caduta della produzione e i suoi deficit gemelli saranno un fattore determinante per lo sviluppo del commercio internazionale. Tuttavia, il raffreddamento dell’economia Usa, i saliscendi del prezzo del greggio, il’eccesso di protezionismo e il latente rischio inflazionista, non hanno impedito al FMI di fissare al 4,9% (al di sotto del 5,1% registrato nel 2006, ma in media con il trend dell’ultimo lustro) l’aspettativa di crescita per l’economia mondiale nel 2007. Il boom cinese dovrebbe essere accompagnato dal consolidamento di Russia, India, Brasile e Giappone (la seconda economia del pianeta).

Nell’ultima riunione dei governatori delle banche centrali dei dieci paesi più industrializzati del pianeta (G- 10), i responsabili della politica monetaria hanno pronosticato che la crescita mondiale dovrebbe rimanere stabile nel 2007 e che i rischi per l’economia globale continueranno ad essere limitati. I meno ottimisti –nel gruppo troviamo anche l’ONU- sostengono che il rallentamento Usa è un rischio reale. Il Nobel Stiglitz -altro illustre membro del gruppo dei pessimisti- ha affermato che l’economia a stelle e strisce dovrebbe chiudere il 2007 con una crescita non superiore al 2%.

Le cifre ufficiali segnalano che la costruzione di nuove case negli Usa ha registrato una contrazione del 9% in Novembre, e che il 2006 si è chiuso con un aumento del 14% del numero di abitazioni invendute. A questa caduta nei consumi immobiliari si somma la crescita del deficit fiscale (che nel 2006 ha totalizzato 247.700 milioni di dollari). L’altro grande problema è la continua crescita del deficit commerciale, che durante il terzo trimestre dell’anno scorso ha raggiunto i 225.000 milioni (equivalenti al 6,8% dell’intera economia) e che nel 2007 potrebbe superare il 7%. I problemi per il commercio mondiale potrebbero arrivare dalla restrizione della domanda Usa, dalla quale dipende il 16,5% delle importazioni di manufatti e il 12,2% di servizi.

L’effetto potenziale sul resto del mondo –e in special modo in Asia, America Latina e buona parte dell’Europa- potrebbe essere significativo. L’effetto imputabile al deficit fiscale e commerciale potrebbe alimentare un deprezzamento del dollaro –che negli ultimi dodici mesi ha già perso il 10,2% del suo valore nel crosso con l’euro- ed innescare conseguenze negative per i paesi asiatici: Giappone, Cina e Corea del Nord in testa (visto che sono i maggiori acquirenti di obbligazioni emesse dal Tesoro statunitense).

Ma l’evoluzione degli Usa non è l’unico pericolo per la crescita dell’economia mondiale nel 2007. Il prezzo del petrolio continua a rappresentare una minaccia latente a causa di alcune situazioni: l’instabilità in Medio Oriente, le eventuali restrizioni decise dalla Russia, la crisi politica in Nigeria e le tensioni in Venezuela. Tanto l’OCDE che il FMI avvertono che i rischi derivanti dalle oscillazioni del prezzo del greggio potrebbero essere elevati per le aree sprovviste di risorse proprie (Europa in testa). Il terzo grande problema per l’economia mondiale continuerà ad essere l’inflazione. Jean Claude Trichet, Presidente della BCE, ha messo in guardia dai rischi correlati all’elevata liquidità globale e alle conseguenti pressioni inflazioniste. In tale contesto, la maggior parte degli esperti sostiene che i tassi di interesse continueranno a salire nel 2007 sia in Europea che in Giappone.

Un dato che potrebbe trovare conferma anche nel 2007 è quello relativo alla crescita cinese. La forte domanda di materie prime, elettricità e servizi ha fatto crescere il peso della Cina nel commercio internazionale: attualmente rappresenta il 6,2% del commercio di manufatti e il 3,6% dei servizi. A differenza degli Usa, la bilancia commerciale cinese ha raggiunto un superavit del 7% -il secondo più elevato del pianeta dopo quello tedesco. La cifra è destinata a trovare conferma nel 2007. Un recente report diffuso dal governo di Pechino segnala che il superavit commerciale con gli Usa e con l’UE potrebbe raggiungere rispettivamente i 178.200 mln e i 133.100 mln di Usd. Le importazioni e le esportazioni hanno sperimentato una crescita del 21% nel 2006, e l’esecutivo spera che nei prossimi anni la crescita si stabilizzi su valori annui vicini al 10%.

Secondo i dati diffusi dal FMI, il boom della Cina sarà probabilmente accompagnato dal consolidamento della crescita in Russia, India, Brasile e Giappone. Grazie alla spinta fornita dai prezzi del greggio, l’economia russa crescerà del 7% nel 2007, con un’inflazione inferiore al 10%. L’India consoliderà la sua leadership nella fornitura di componenti tecnologici, riducendo il rialzo del Pil dall’8,3% del 2006 al 7,3% del 2007. Il Brasile dovrebbe assistere ad una fase di consolidamento dell’industria domestica che, porterà il suo tasso di crescita al 4%.

tratto da www.fondionline.it
scritto da:Rocki Gialanella

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