Oltre Finanza

Thursday, December 28, 2006

Punto della situazione, ora il 2007! ... /3


Stati Uniti.

Iniziamo a parlare degli Stati Uniti d’America, carro di traino del Mondo.

Partirei prima con qualche grafico, affinché siano prima i dati a parlare che le mie Soggettive e personali considerazioni.

Inizio quindi con i grafici immobiliari.

Si è parlato molto della bolla immobiliare degli stati uniti in questo anno. Ed effettivamente dopo il calo di case vendute e costruite del 2005, nel 2006 si è avuto un notevole calo della costruzione di case nuove, mentre si è avuta una ripresa (e ci tengo a sottolineare “ripresa”) di vendita delle New Home. C’è da dire quindi che l’apice (si vede dai grafici) di tutta questa bolla immobiliare si è avuto a fine 2004, inizio 2005. Dopo di che il tutto si è sgonfiato, quest’anno c’è stato quello che si può considerare un rimbalzo tecnico.

Come si può evincere dal grafico a lungo termine, rispetto agli anni ’70 il numero di case esistenti è salito di molto. Credo sia una cosa naturale…la popolazione è aumentata.

Se inoltre andiamo a cercare una motivazione della crescita eccessiva di case nuove dal 2004 ad oggi, possiamo trovare che ci sono stati una serie di calamità Pensiamo agli uragani che nel 2004 hanno devastato Miami, (gli uragani, Dennis, Ivam, Charley), e nel 2005 l’uragano Katrina.

Certo questi non sono stati probabilmente il fenomeno principale, ma il loro contributo credo l’abbiano dato.

Molti tendono a collegare questa bolla Immobiliare a quella degli anni ’20 che causò la seguente Depressione.

Ovviamente, il paragone funziona bene come monito, ma ricordiamo che la situazione contiene molti aspetti diversi. Anche negli anni ’20 la Florida è stata un fautore della crisi, questa volta però non c’entrano uragani, ma le paludi. In giro per l’america e per il mondo, venivano vendute proprietà in Florida, e nel frattempo crescevano i prezzi delle case. Ma il problema in quel caso c’è stato quando i compratori dei terreni sono arrivati in Florida e al posto di colline verdeggianti hanno trovato paludi marcescenti.

Ovviamente con o senza uragani e paludi la bolla sarebbe scoppiata, forse con qualche ritardo. Ma c’è da fare questa considerazione, gli uragani hanno costretto e spinto alla costruzione di nuove case (che ha poi aumentato il prezzo delle stesse, dato che improvvisamente si è avuta più richiesta), con le paludi la vendita era alta ma il valore vero era basso, era stato pompato di proposito.

Con questo voglio dire che la bolla immobiliare attuale in qualche modo è meno grave di quella degli anni ’20.

Inoltre c’è da considerare che stanno scadendo molti contratti. Non so se avete presente come funziona la proprietà in America. Benissimo, in America c’è il possessore del terreno (una società solitamente) che ti vende il terreno per tot anni. Tu nel momento dell’acquisto puoi costruirci sopra quello che vuoi, il terreno è tuo, il problema è quando scade il contratto, perché devi restituire il terreno vuoto. Avete presente le famose città fantasma che ogni tanto si vedono nei film, migliaia di casette tutte uguali ma vuote. Bene è scaduto il contratto ma i compratori non hanno voluto accollarsi le spese per la demolizione. Buffo no? E’ per quello che l’Empire State Building sarà fatto esplodere tra qualche anno. Di certo non perché è vecchio e decrepito, ma perché è finito il contratto.

Con questo voglio spiegare che esistono delle ondate di richiesta di case nuove, ciclicamente.

Il Problema Principale degli Usa in questo momento è il Debito Estero, insomma la bilancia commerciale. Posto il Grafico, che in realtà non ha veramente bisogno di parole di contorno.

Potrei Spiegare i perché di questo enorme debito, ma c’è da scrivere veramente un libro. Cercherò di essere breve.

Di fatto il debito c’è perché l’america acquista di più dall’estero di quanto esporti. Il perché è la volontà di mantenere un livello di consumi e investimenti maggiori di quanto la produzione interna possa sostenere.

E come vengono finanziate queste spese? Il gioco è semplice; vengono emessi titoli ed attività finanziari, venduti all’estero, questo afflusso di capitale viene poi usato per acquistare beni e servizi.

In un mercato stabile e “normale” la bilancia commerciale dovrebbe oscillare intorno allo zero. Perché dunque quella Americana sta precipitando così rovinosamente?

È interessante notare come la bilancia commerciale e le partite correnti si siano attestate intorno allo zero per svariati anni, fino agli anni ’90. Ovvero con il boom della new Economy. Cosa è successo in questo periodo?

Prima di rispondere a questa domanda bisogna fare un passo indietro.

Dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1989/90 c’è stata la così detta guerra fredda.

La guerra fredda, come tutti sappiamo, è nota per la mancanza di effettive battaglie, ma per la corsa al riarmo. Gli usa continuavano nella produzione di armi e nella ricerca scientifica e tecnologica.

Ciò ha dato una grande spinta economica al paese, producendo posti di lavoro e ricchezza. Finita la guerra fredda gli USA si sono trovati con immensi arsenali. Per prima cosa hanno ben pensato di fare una piccola guerra del golfo nel 1991 (vedesi picco dei debiti correnti), con cui hanno fatto fuori vari armamenti e con cui aumentato la loro influenza sul mercato del petrolio.

Dopo la guerra del golfo ecco che arriva la new Economy, ovvero il risultato di anni e anni di ricerca finanziata principalmente per scopi militari.

Ed è qui che è iniziata la discesa. Il benessere del popolo statunitense era aumentato a dismisura, e bisognava sfruttare tutta quella innovazione tecnologica. In un primo momento sono state create grandi aziende tecnologiche in suolo americano, gli investimenti sono stati tanti, ma lo sbaglio è forse stato l’aver sottovalutato il fenomeno. Quando il mondo della tecnologia telematica ha iniziato a dare frutti i capitali sono volati all’estero ( asia ) dove il prezzo del lavoro era minore.

Il risparmio pubblico ha iniziato diminuire, il benessere e l’esigenza di più ricchezza l’ha fatta da padrone. Le nuove tecnologie sono diventate di dominio pubblico, o quasi. Ed una buona fetta della new economy, inizialmente di esclusiva americana, è andata proprio nei paesi su cui la stessa america aveva investito. E qua il declino si fa più pressante.

Tornando al discorso, siamo a conoscenza quindi, che il deficit USA, tramite appunto ad acquisti ti titoli e buoni del tesoro USA, è finanziato dall’estero. Pensate che Cina e Giappone dal 2001 hanno comprato più del 45% del debito pubblico Usa per evitare un crollo del dollaro, che avrebbe danneggiato le loro esportazioni in Usa.

Certo gli USA restano sempre destinatari di forti investimenti esteri, ma anche queste cifre stanno diminuendo. Sempre nel 2001 ad esempio gli investimenti ammontavano a 176 miliardi, nel 2002 a 72 miliardi. Nel 2005 gli investimenti esteri sulla Cina da parte di paesi esteri hanno sorpassato di misura gli investimenti esteri diretti agli USA, di fatti questi ammontavano a 40 Miliardi di dollari mentre quelli diretti in Cina a 56 Miliardi.

Per continuare a evitare (anzi, meglio dire: rimandare) il crollo del dollaro, i paesi esteri , in Primis Cina e Giappone, continuano a comprare titoli di stato, come già detto. Correndo però ai ripari, difatti le banche centrali di tutto il mondo diversificano sempre di più le loro riserve in valute, vendendo dollari e comprando euro, e oro (quest’ultimo meriterebbe un discorso a parte).

Ovviamente gli stati uniti d’america non sono stati a guardare. E come loro solito, hanno tirato fuori la guerra, una guerra infinita contro il medio oriente, o meglio ancora l’Irak, ma in realtà anche Afghanistan e ancor prima Kosovo.

Ovviamente la guerra porta sempre una serie di spese, ma porta un risanamento. Difatti i soldi spesi vengono esclusivamente investiti in società statunitensi, viene finanziata la ricerca, e cosa non di poco conto: la vendita di armi. Inoltre come è successo in Kosovo, dove gli USA sono stati pagati per fare i bombardamenti di quello che hanno fatto, molte volte il governo Statunitense viene pagato per portare avanti una guerra di comune interesse con altri paesi, che però non possono o non vogliono esporsi.

Vi porto 2 nomi di società (andate a verificare voi stessi i terzi trimestri del 2004) che vi possono fornire un esempio eloquente dei soldi che porta una guerra: Boeing e la Northrop Grumman.


Per non parlare della questione, infine, del petrolio



Ovviamente il problema per l’USA non è avere il petrolio, difatti i suoi principali rifornitori non sono in medio oriente, ma bensì Canada, Venezuela e Messico. Ma l’obiettivo è mantenere il controllo dei rifornitori di Europa e Asia.

I Giocatori principali sono 3. Arabia Saudita con il cartello dell’Opec, Irak, e Russia.

Gli Usa cercano di ridimensionare il potere dell’Arabia Saudita, mentre la Russia dopo il 2001 ha cercato anch’essa di proporsi come fornitore alternativo (guardate che impennata hanno avuto i titoli energetici in quell’anno).

La Russia con l’entrata in gioco del petrolio Iracheno va velocemente fuori dal mercato, infatti il petrolio Iracheno è di più semplice (e meno costosa) estrazione e trasporto.

Con il dominio del Medio Oriente infine gli Usa raggiungerebbero due scopi principali.

Uno è il controllo del mercato Cinese, difatti la Cina è uno dei più grandi consumatori di petrolio, e, con la crescita in atto, ne consumerà sempre di più. Potendo controllare il petrolio che rifornisce la Cina si può controllare in qualche modo la sua economia. Non per’altro la Cina ha firmato accordi negli ultimi anni sulle provvigioni di petrolio con Indonesia, Kazakistan, Russia e Iran, guarda caso anche questo nelle mire USA.

Il secondo obiettivo sarebbe il mantenimento del mercato del petrolio in dollari. Perché questo? Essendo i paesi costretti a pagare il petrolio in dollari, in caso di non poterne ottenere a sufficienza sarebbero costretti a chiedere prestiti dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale. Prestito ripagato in dollari e con interessi.

Gli USA sono così la banca del mondo, stampano moneta commerciata ovunque.

Per quanto riguarda l’influenza politica, anche questa sta facendo acqua da tutti i buchi. Con la creazione dell’Unione Europea è entrato in gioco un altro colosso che cerca di ottenere l’egemonia del mondo. I paesi asiatici cercano solo il migliore modo per svilupparsi e raggiungere, se non superare, i livelli dell’economia occidentale. Che sia infine l’America o l’Europa la più importante politicamente, non importa loro. Soprattutto la Cina che punta al dominio appartenutoli per centinaia d’anni.

In Amrica del Sud si sta avendo un rivalsa etnica, infatti le persone che stanno salendo al governo sono indigeni e portano con sé la cultura e il pensiero del luogo. Questo di sicuro non giova agli USA.

Conclusioni

Abbiamo dunque osservato la situazione degli Stati Uniti, ripercorrendo un po’ i fatti che hanno contribuito a crearla.

Molti esperti tendono ad analizzare le cose solo considerando gli avvenimenti recenti e la situazione attuale, mentre a mio avviso, la cosa principale è analizzare tutto dall’inizio alla fine. Se non si analizzano gli eventi dal nascere non si può apprendere appieno la situazione. E’ come leggere solo le ultime 20 pagine di un libro senza leggere le altre 200!

Senza dubbio stiamo vivendo un momento delicato della storia, ci stiamo avvicinando ad un punto che può essere di svolta. Di fatto se gli Stati Uniti d’America dovessero mancare l’obiettivo del controllo del medio oriente, cadrebbe inesorabilmente il loro dominio politico ed economico.

Parlando in senso più strettamente economico-finanziario, come abbiamo visto insieme i debiti ci sono, e sono talmente tanti che credo sia difficile recuperare con abili manovre.

Come abbiamo visto neanche le guerre sono riuscite a fermare questo declino.

Osservando gli indici americani come dow jones, e nasdaq si conferma solo quello che sta accadendo.

Come detto, all’estero comprano titoli USA e pompano il mercato, dall’altra, per salvaguardarsi, diminuiscono le riserve valutarie in dollari. Quando le riserve in dollari comporranno in minima parte i loro conti, allora gli stessi stati venderanno parte dei titoli, buoni del tesoro e azioni e il mercato crollerà.

Quando non lo so dire, potrebbe succedere domani come tra 3 anni. Quali sono i segni d’avvisaglia.

Tralasciando guerre e sconvolgimenti vari, quindi i fattori imprevedibili, l’ago della bilancia lo detengono, a mio avviso, Cina e Giappone. Se anche loro, così come ha fatto l’Iran ultimamente, convertiranno le transazioni con l’estero in euro, allora inizierebbe a scatenarsi un effetto a catena su tutti i mercati.

Non mi sembrano, però, ancora pronti per questo, forse ad anticipare il tutto sarà il rialzo dei tassi in Giappone, fermi da anni.

Adesso il mercato è in congestione, da che parte uscirà sarà quella che seguirà per qualche settimana!

Come al solito mi limito ad operazioni brevi, le previsioni lasciamole ai maghi!

Accetto commenti e precisazioni.

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